Vediamo se indovino: hai una trentina di anni, una partita IVA aperta da poco più di un anno e un test positivo tra le mani. Emozione alle stelle, certo. Ma anche un bel carico di domande: “Ora che sono incinta, che succede con la mia attività? Ho diritto alla maternità? Chi mi aiuta a capire come funziona?”.
Ti capisco benissimo. Già la gravidanza non è proprio una passeggiata di salute. Figuriamoci se devi anche mettere in conto di dover smettere di lavorare per qualche mese. Oltretutto, magari ti senti circondata da mamme lavoratrici dipendenti con la loro bella maternità garantita, che ti fanno sentire un po’ come il brutto (autonomo) anatroccolo (autonomo!).
E invece no! La buona notizia è che la maternità esiste anche per le lavoratrici con Partita IVA e in questo post provo a spiegarti tutto: diritti, cifre, tempistiche e come fare domanda senza impazzire.
Sì, anche le freelance hanno diritto alla maternità
Partiamo dalle basi e proviamo a semplificare la faccenda all’osso: se hai una partita IVA attiva e versi i contributi all’INPS, hai diritto all’indennità di maternità. Insomma il diritto esiste, anche se è spesso poco conosciuto (e a volte anche dai/dalle professionist* del settore, sigh).
Dal punto di vista dei requisiti, per ottenere l’indennità di maternità con partita IVA devi:
- avere una partita IVA attiva (anche in regime forfettario);
- aver versato almeno 3 mesi di contributi nei 12 mesi precedenti l’inizio del congedo (per la Gestione Separata basta un mese);
- essere in regola con i pagamenti INPS nel periodo di maternità
Indennità di maternità con Partita IVA: cosa aspettarsi davvero?
Appurato che il riconoscimento dell’indennità di maternità è prevista anche per le lavoratrici autonome e libere professioniste, cerchiamo di analizzare le varie casistiche perché, come sai, le Partite IVA non sono tutte uguali e il nostro sistema normativo non perde certo occasione per complicare un po’ le procedure. Ecco le principali variabili:
- Sei una Partita IVA in regime ordinario o forfetario, iscritta alla Gestione Separata INPS (ad esempio copywriter, grafica, consulente, ecc.)
· Quanto dura: 5 mesi complessivi: 2 mesi prima del parto + 3 dopo (in caso di complicazioni, i mesi pre-parto si possono ampliare). Come per le lavoratrici dipendenti, puoi decidere di lavorare fino all’ottavo mese di gravidanza e prolungare a quattro il periodo successivo al parto. Nei casi di adozione e affidamento preadottivo, l’indennità spetta per 5 mesi a partire dall’ingresso del bambino in famiglia, in caso di adozione nazionale, o di arrivo in Italia se l’adozione è internazionale.
· Quanto ricevi: l’80 % del reddito medio giornaliero calcolato sugli ultimi 12 mesi
· Quali sono i requisiti: almeno 1 mese di contributi nei 12 mesi precedenti
· Flessibilità: dal 2017 (Job act del lavoro autonomo) per avere diritto a ricevere l’indennità non è obbligatoria l’astensione effettiva dal lavoro, quindi puoi continuare a lavorare e fatturare (anche se sarà normale una riduzione, considerando l’impegno che può dare un* neonat*!). In precedenza tutto questo veniva considerato “lavoro” e quindi impediva, di fatto, il riconoscimento dell’indennità.
Facciamo un esempio: 20.000 €/anno → reddito medio 55 €/giorno → indennità ≈ 44 €/giorno per ~101 giorni = 4.444 € complessivi
2. Sei una Partita IVA iscritta a una Cassa professionale (ad esempio sei un’avvocata, commercialista, architetta, ecc.)
· Quanto dura: 5 mesi complessivi: 2 mesi prima del parto + 3 dopo.
· Quanto ricevi: varia in base alla cassa, spesso fisso o proporzionato; non sempre è un valore percentuale del reddito.
· Flessibilità: puoi lavorare e fatturare – non c’è obbligo di astensione
Facciamo un esempio ipotizzando che tu sia un’avvocata: la Cassa Forense calcola l’indennità su base IRPEF, utilizzando il reddito netto dichiarato due anni prima. Supponiamo che tu abbia dichiarato un reddito netto IRPEF di 36.000 € nel 2023. L’indennità sarà pari all’80% del reddito, commisurata per 5 mesi standard di maternità (circa 80€ al giorno).
3. Sei un’artigiana, commerciante, o lavoratrice agricola iscritta alla gestione artigiani/commercianti dell’INPS
· Quanto dura: 5 mesi complessivi: 2 mesi prima del parto + 3 dopo.
· Quanto ricevi: un importo fisso, che per il 2025 è pari a 57,32 €/giorno
· Requisiti: essere in regola con i contributi; nessun minimo mensile richiesto
· Flessibilità: puoi lavorare e fatturare – non c’è obbligo di astensione
Se ti stai chiedendo se esiste anche un’indennità di paternità, la risposta è sì, ma solo a determinate condizioni. Nello specifico, viene riconosciuta al padre, anche adottivo o affidatario, in caso di morte, grave infermità della madre, abbandono del figlio o affidamento esclusivo del bambino e, in caso di adozione o affidamento, qualora la madre non ne faccia richiesta: in questo caso si parla di indennità di paternità sostitutiva.
Quando e come fare domanda
Le modalità per presentare la tua domanda di indennità di maternità sono le stesse a prescindere dal tipo di regime o cassa in cui ti trovi. La procedura può essere attivata con una richiesta a partire dal settimo mese di gravidanza e si prescrive entro un anno dalla fine del periodo indennizzabile di maternità.
Si fa online, sul sito dell’INPS, accedendo con SPID, CIE o CNS. Verifica la tua gestione (Separata, Artigiani/Commercianti, Cassa professionale) e compila la domanda online, allegando i documenti richiesti; i must have sono:
- certificato medico di gravidanza con la data presunta del parto e, a seguire, comunicazione post-parto con generalità e data di nascita del bambino o della bambina;
- certificato o autocertificazione post-parto con generalità e data di nascita del bambino o della bambina (se il parto è già avvenuto al momento della richiesta);
- eventuali altri documenti richiesti dall’INPS, come le certificazioni in caso di complicanze.
In caso di dubbi o domande, l’INPS ha attivato il Contact Center Multicanale al numero 803 164, gratuito da telefono fisso, o il numero 06 164 164 da cellulare, a pagamento in base alla tua tariffa
Come viene pagata l’indennità?
L’indennità di maternità viene erogata direttamente dall’INPS (o dalla tua cassa previdenziale di appartenenza, se sei iscritta a un ordine professionale) e può essere accreditata con diverse modalità, che puoi specificare al momento della domanda. Per chi fa richiesta all’INPS, i metodi di pagamento ammessi sono: accredito su conto corrente bancario o postale, bonifico domiciliato presso Poste Italiane, libretto postale o carta dotata di IBAN (come le carte prepagate). Presta la massima attenzione nell’indicare l’IBAN corretto nella domanda e assicurati che il conto o la carta siano intestati alla persona che riceverà l’indennità. Il pagamento non è automatico: l’INPS ha fino a 55 giorni di tempo per istruire e approvare la domanda. Una volta approvata, l’indennità viene versata in un’unica soluzione o in più rate, a seconda dei casi e della durata del periodo indennizzabile. Per le professioniste iscritte a una cassa, le modalità possono variare leggermente, ma in genere prevedono l’accredito su IBAN, previa approvazione e controllo della documentazione allegata.
Bonus: congedo parentale per chi è nella Gestione Separata
Se sei una libera professionista iscritta alla Gestione Separata, oggi hai diritto anche al congedo parentale. È un periodo facoltativo di stop dal lavoro per stare con tuo figlio nei primi anni, valido fino ai 12 anni d’età (o dall’ingresso in famiglia per adozioni e affidi).
Per poterlo richiedere devi:
- essere iscritta alla Gestione Separata;
- non avere altre pensioni o iscrizioni a casse previdenziali;
- aver versato almeno un mese di contributi nei 12 mesi prima del congedo;
- essere effettivamente ferma col lavoro nel periodo richiesto.
Hai diritto a:
- 3 mesi tutti tuoi, non trasferibili;
- 3 mesi per il papà, non trasferibili;
- 3 mesi che possono essere utilizzati da entrambi i genitori in alternativa tra di loro.
L’indennità è pari al 30% del tuo reddito medio giornaliero, e arriva direttamente dall’INPS. Il congedo si può prendere a giorni (non a ore), anche in modo frazionato. In caso di parto gemellare, i 9 mesi complessivi valgono per ogni figlio.
La domanda va presentata prima di iniziare il congedo, sul sito INPS (con SPID, CIE o CNS), tramite patronato o call center. Se la mandi dopo, ti pagano solo i giorni successivi alla richiesta.
In conclusione: maternità sì, ma con le dritte giuste
L’indennità di maternità è un tuo diritto, anche se sei freelance. È solo una questione di sapere come muoversi tra moduli, requisiti e sigle strane — Gestione Separata, casse, congedi e chi più ne ha più ne metta. Non è una faccenda particolarmente intuitiva, ma anche per questo esistono i/le professionist* come me.
Prenota una consulenza, oppure scrivimi per raccontarmi la tua situazione, metteremo a punto un piano chiaro e via – potrai tornare a concentrarti su tutto il resto (tipo: scegliere il passeggino giusto e/o capire come dormire almeno 7 ore di fila!).
Anche perché, spoiler: la maternità non dovrebbe essere una corsa a ostacoli, nemmeno con la partita IVA.
Questo post è stato scritto con la preziosa collaborazione di:
*Samanta Boni, traduttrice freelance e autrice dell’e-book Il welfare per freelance non è una leggenda metropolitana (ed. Zandegù).*
*Silvia Santilli, avvocato del lavoro e della previdenza.*
