Contributi previdenziali regime forfettario: la guida completa 2024

Contributi previdenziali regime forfettario

Di cosa parleremo:

Quando si apre partita Iva i contributi sono uno degli argomenti i più temuti (fa pure rima, nemmeno a farlo apposta), ma se conosci il tuo nemico, si sa, è tutto un po’ più facile.⁣ In questa guida ti accompagno nel magico mondo dei contributi previdenziali in regime forfettario, per dare una risposta ai principali dubbi che puoi avere. Spiego tutto con parole semplici, che di cose complicate ne abbiamo già abbastanza.⁣ Probabilmente non pagherai più volentieri gli F24 in scadenza, ma almeno saprai cosa paghi e perché devi farlo. ⁣

Contributi previdenziali: cosa sono e quando si devono versare

I contributi previdenziali sono i versamenti effettuati per eventi futuri all’INPS (Istituto Nazionale della Previdenza Sociale) oppure a una Cassa previdenziale privata. Esistono per dare a ogni lavoratore e lavoratrice un aiuto economico in previsione del momento in cui il lavoro potrà arrivare a uno stop necessario (ad esempio per limiti di età, per malattia oppure per l’arrivo di un figlio). Il versamento dei contributi è obbligatorio per legge e serve a garantire a chi lavora alcuni diritti, come la pensione di vecchiaia, il congedo di maternità o paternità, la pensione d’invalidità o altre prestazioni a sostegno del reddito in caso di necessità.

Ogni persona con un reddito di lavoro (dipendente o autonomo) è tenuta al versamento dei contributi. Nel caso dei lavoratori dipendenti, i contributi vengono trattenuti dallo stipendio e versati dal datore di lavoro. Per chi ha partita Iva, invece, le cose funzionano in modo diverso ed è necessario considerare scenari differenti, a seconda del tipo di inquadramento.

Vediamo quali sono le distinzioni per chi ha una partita Iva:

  • Artigiani e i commercianti: versano all’INPS “Gestione Art-Com”
  • Lavoratori autonomi non iscritti a un Albo professionale (i freelance): versano all’INPS “Gestione Separata”
  • Professionisti iscritti a un Albo professionale: versano a una Cassa previdenziale privata

Quando si versano i contributi?

Artigiani e commercianti in Gestione Art-Com INPS

Gli artigiani e i commercianti in Gestione Art-Comversano all’INPS dei contributi fissi in quattro rate trimestrali, dovuti a prescindere dal fatturato (si pagano in maggio, agosto, novembre e febbraio). A questi si può aggiungere anche un eventuale conguaglio con la dichiarazione dei redditi (da versare quindi a giugno e a novembre, insieme alle tasse). 

Attualmente, il reddito minimale su cui gli artigiani e i commercianti pagano i contributi è 18.415 euro. Vuol dire che anche se guadagni meno o non guadagni nulla, i contributi fissi (suddivisi nelle rate trimestrali) partono da questo valore.

  • Artigiani: 4.427,04€
  • Commercianti: 4.515,43€

Se il reddito annuale è inferiore a 18.415 euro pagherai solamente le rate fisse trimestrali, senza versare altro. Sopra il limite dei 18.415 euro, invece, le cose cambiano e si aggiungono altri contributi. Fino a 55.008 euro è dovuto, sulla differenza con il reddito imponibile, il 24% per gli artigiani e il 24,48% per i commercianti. Oltre i 55.008 euro è dovuto il 25% per gli artigiani e il 25,48% per i commercianti. 

Gli artigiani e i commercianti in regime forfettario hanno anche la possibilità di richiedere una riduzione del 35% sui contributi, sia fissi che variabili. Non è una cosa che avviene in automatico, ma solo presentando una domanda telematica dal portale INPS in cui si fa specifica richiesta (dalla sezione “Cassetto Previdenziale Artigiani e Commercianti”). Può avere senso chiedere la riduzione quando si è molto giovani, oppure quando si è proprio all’inizio della propria avventura con la partita Iva: con il passare degli anni, invece, può essere più utile revocare questa scelta, se è stata fatta, per avere un maggiore monte contributivo ai fini della pensione.

L’opzione per ridurre i contributi del 35% è prevista solo per chi ha una partita Iva forfettaria iscritta alla Gestione Art-Com. Si rinnova ogni anno in automatico, a meno che non venga esplicitamente richiesta la rinuncia (che può essere fatta una sola volta, quindi è “definitiva”).

Professionisti iscritti a un Albo professionale

I professionisti iscritti a un Albo professionale(ad esempio medici, architetti, geometri, avvocati, commercialisti, psicologi, ingegneri, veterinari, ecc.) seguono le scadenze e gli importi stabiliti dalla propria Cassa di appartenenza.

Come puoi immaginare, ogni Cassa previdenziale privata ha il proprio funzionamento, ma in linea generale possiamo dire che sono previsti dei contributi minimi da versare a prescindere dal fatturato, contributi in percentuale al reddito annuale e dei contributi integrativi.

Lavoratori autonomi in Gestione Separata INPS

I lavoratori autonomi in Gestione Separataversano all’INPS i contributi nello stesso momento in cui pagano le imposte, a giugno e a novembre (calcolando il dovuto nella dichiarazione dei redditi). Con la Gestione Separata i contributi previdenziali sono calcolati in percentuale sul reddito imponibile e non ci sono importi fissi (se durante l’anno non guadagni nulla, ad esempio, non paghi alcun contributo). 

Attualmente la percentuale per i contributi in Gestione Separata è pari al 26,07% del reddito imponibile (quello che viene calcolato in base al coefficiente di redditività associato al tipo di attività, che dipende dal Codice Ateco con cui è classificata la tua partita Iva).

Come si pagano i contributi previdenziali?

Chi ha partita Iva paga i contributi, come le imposte, attraverso il Modello F24 da presentare per via telematica:

  • attraverso l’area riservata dell’Agenzia delle Entrate (se nell’F24 risultano anche importi “a credito” utilizzati in compensazione, cioè da versamenti precedenti)
  • attraverso la procedura online della banca (solo se l’F24 non contiene importi “a credito compensati”).

Come funziona la rivalsa?

I professionisti iscritti alla Gestione Separata INPS o ad una cassa previdenziale privata hanno la possibilità di inserire in fattura la rivalsa, ovvero una maggiorazione (generalmente il 4%, dipende dalle Casse) sul compenso, da addebitare in fattura ai propri clienti. In questo modo, con la somma aggiuntiva, il committente partecipa alla contribuzione previdenziale del lavoratore autonomo. Ad esempio, se sei freelance iscritto alla Gestione Separata e hai concordato un compenso di 1.200€ per un progetto, in fattura potrai aggiungere una voce corrispondente a 48€ per la rivalsa INPS (il totale sarà quindi 1.248€).

Quali sono le cose da ricordare, a proposito di rivalsa?

  • Non è obbligatoria: puoi scegliere se addebitarla oppure no.
  • Se addebiti la rivalsa è opportuno farlo sapere al cliente prima di inviare la fattura (quindi nel preventivo e nel contratto) specificando che al compenso concordato viene aggiunto il 4% di rivalsa INPS.
  • La rivalsa INPS è considerata reddito, quindi influisce sul calcolo dell’imponibile su cui pagherai le tasse; la rivalsa relativa alle casse previdenziali private, invece, non concorre alla formazione del reddito. 
  • Per artigiani e commercianti non è prevista la rivalsa. 


Conclusioni

Se hai dubbi ancora più in generale, puoi leggere l’articolo guida all’apertura della partita iva e la guida alle tasse in regime forfettario. Se la gestione degli adempimenti fiscali ti sembra simile alla fisica quantistica e vorresti un supporto in più, contattami: la consulenza spot è uno spazio in cui tu puoi sentirti a tuo agio nel fare domande e io posso guardare più da vicino la tua situazione, per darti risposte spiegate in modo semplice.

Aloha!

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